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La produzione di ovoprodotti secondo il D.Lgs. 65 del 1993

Il D.Lgs. 65/93 – “Attuazione della direttiva 89/437/CEE concernente i problemi igienici e sanitari relativi alla produzione ed immissione sul mercato degli ovoprodotti” si occupa, come leggiamo dall’art.1, di stabilire le regole igieniche e sanitarie per tutti i prodotti alimentari a base d’uovo destinati al consumo umano. L’art. 2 specifica, nel dettaglio e a scanso di equivoci, che per ovoprodotti vanno intesi tutti quei prodotti che derivano dall’uovo, dalle sue singole parti o da miscele con altre sostanze, che si presentano sotto forma liquida, solida, concentrata, disidratata, cristallina, congelata, surgelata o coagulata.
Le condizioni generali per l’immissione sul mercato degli ovoprodotti, secondo D.Lgs. 65/93 art. 3, sono rispettate se il prodotto deriva da uova di gallina, anatra, tacchino, oca, quaglie o faraone, e sia stato trattato da uno stabilimento riconosciuto dalla legge, che abbia applicato le norme presenti negli Allegati da III a XI del Decreto 65/93.
L’art. 4 stabilisce gli obblighi per gli ovoprodotti, tra cui possiamo ricordare quello di sottoporre i prodotti alimentari ad analisi di laboratorio in una struttura esterna all’impresa, la quale registrerà i risultati su appositi registri che dovranno essere sempre disponibili per i controlli. Inoltre, le imprese devono garantire il mantenimento degli ovoprodotti durante il periodo in cui si trovano in stoccaggio, con adeguate misure relative alla temperatura.
Nel corso della produzione di ovoprodotti, secondo D.Lgs. 65/93 art. 7, le imprese hanno anche il compito di assicurarsi che i prodotti finiti non abbiano quantità oltre i limiti previsti di sostanze farmacologiche o ormonali, così come stabilito dal Ministero della Sanità.
Infine, il decreto 65/93 all’art.20, stabilisce delle sanzioni per chi venisse trovato reo di non aver rispettato i dettami del decreto durante un controllo. Queste sanzioni prevedono che chi produce ovoprodotti senza rispettare le norme igienico-sanitarie, può essere arrestato per tre mesi o pagare una pena pecuniaria di circa 2500 euro.