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I cibi contaminati nei nostri piatti nell’ultimo rapporto Coldiretti

Il rapporto Coldiretti “La crisi nel piatto degli italiano 2014”, presentato il 28 maggio a Napoli, mostra una situazione diffusa di presenza di cibi contaminati che raggiungono le nostre tavole.

Come ha confermato anche l’EFSA l’Italia ha fra le normative più restrittive in assoluto per ciò che riguarda la sicurezza alimentare e le analisi da compiere sugli alimenti, il problema non è quindi interno, ma quanto mai esterno. Sono infatti i prodotti importati quelli che presentano il più alto livello di fitofarmaci. Vediamo quali sono alcuni dei cibi inclusi nella lista di cibi incriminati:

  1. peperoncino del Vietnam: il 61,5% dei campioni esaminati presentava tracce di residui chimici vietati in Italia, come hexaconazolo, difenocanazolo e carbendazim;
  2. melagrane della Turchia: oltre il 40% di irregolarità
  3. frutto della passione della Colombia: 25%
  4. le lenticchie turche: 24,3%
  5. arance dell’Uruguay: 19% di prodotti irregolari per la presenza di pesticidi vietati in Italia come l’ortofenilfenolo, l’imazalil e il fenthion.
  6. ananas del Ghana: 15,6%
  7. foglie di tè cinese: 15,1%
  8. riso indiano: 12,9%
  9. fagioli del Kenya: 10,8%
  10. cachi israeliani: 10,7%

Durante la stessa occasione il ministro della salute Lorenzin ha espresso la volontà di accogliere una richiesta di Coldiretti, ovvero quella di poter palesare la lista dei paesi fornitori di materie prime, che vengono poi utilizzate per i prodotti marchiati made in Italy.

Oltre che per la presentazione dei dati fin qui riportati, l’incontro è stato anche un’occasione per fare un’analisi delle conseguenze della crisi sull’acquisto di beni alimentari. Gli italiani, dopo aver tagliato le spese su beni non necessari, sono passati anche al cibo, orientandosi sul low cost, che ha un prezzo basso ma un rischio alto. Nei primi due mesi del 2014 che tagliano sull’acquisto di pasta (-5%), olio extravergine (-4%), pesce (-7%), verdura fresca (-4%) rispetto ai dati 2013. Cresce l’acquisto di vino (+3%) in termini di spesa, ovvero si tende a bere sempre meglio.